Piano di Gestione della Riserva Naturale
“Valli del Mincio”


Committente: Parco Naturale Regionale del Mincio
Periodo di svoglimento: 2005-2006

L’area protetta

La Riserva Naturale Valli del Mincio, designata anche come SIC, ZPS e Zona umida di importanza internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, è situata immediatamente monte del Lago Superiore di Mantova, dove il Mincio forma un ampio varice palustre. territorio della Riserva si presenta con l’aspetto prevalente di un’estesa prateria di canna palustre attraversata da un denso sistema di canali artificiali che si dipanano dall’alveo principale del fiume Mincio e che convergono in specchi d’acqua libera comunemente detti “giochi”. Il canneto (oltre 400 ha) è accompagnato in riva sinistra da cenosi e colture progressivamente meno igrofile, dai cariceti (125 ha circa), alle praterie inondate e ai prati falciati (poco meno di 300 ha). In riva destra, la morfologia a terrazzi determina un passaggio brusco dagli ambiti naturali delle Valli ai terreni occupati dalle colture agricole.

Di particolare importanza ai sensi delle direttive comunitarie e per quanto concerne la conservazione della biodiversità risultano le cenosi di macrofite acquatiche (fra le quali sono presenti anche specie rare: le Valli sono l’ultima stazione italiana conosciuta di Stratiotes aloides), e i prati inondati (molinieti).

Per quanto concerne la fauna, la Riserva rappresenta una delle più importanti aree umide italiane per l’avifauna, in termini sia qualitativi sia quantitativi: all’elevatissima ricchezza di specie si uniscono aspetti meramente quantitativi, quali il numero di coppie nidificanti e la quantità di individui in sosta e svernanti. Le popolazioni di alcune specie, all’interno della Riserva, raggiungono percentuali molto significative delle rispettive popolazioni italiane (ad esempio, il forapaglie Acrocephalus schoenobaenus). E’ presente anche uno dei più importanti importanti nuclei riproduttivi di airone rosso (Ardea purpurea), che nidifica  nell’area con almeno 150 coppie.

 

Principali criticità

Le principali minacce per la conservazione degli ambienti naturali di maggior valore e delle specie (animali e vegetali) di maggiore interesse naturalistico sono connesse soprattutto al regime idrologico del fiume e alla progressiva eutrofizzazione delle acque.

La zona umida è soggetta ad un processo di interramento in parte naturale, causato dall’accumulo della biomassa vegetale e del sedimento solido trasportato dal fiume Mincio, in parte dovuto alla progressiva riduzione della portata del Mincio, alla bonifica artificiale di alcune aree e allo scavo di canali che hanno determinato fenomeni di by-pass idraulico. Le scarse portate in alveo si traducono in una minore diluizione dei carichi inquinanti (eutrofizzazione fluviale) e nell’accumulo di particellato a livello del fondo. La carenza idrica innesca così anche l’evoluzione degli habitat palustri (canneti, cariceti e molinieti) verso formazioni arboreo/arbustive a dominanza di salici e ontano nero, che determinano uno scadimento della qualità ambientale complessiva del sistema. La riduzione degli ambienti palustri riduce poi l’azione fitodepurativa di queste cenosi, innescando una pericolosa azione di feedback positivo che conduce verso un’ulteriore eutrofizzazione.

Una seconda minaccia deriva dall’accumulo delle biomasse delle elofite (canna e carice) dovuto all’abbandono della coltivazione tradizionale delle erbe palustri, che sta progressivamente accelerando i processi di interrimento ed eutrofizzazione e riducendo la superficie degli habitat palustri.

 

Obiettivi del Piano

Il Piano di Gestione, nel perseguire l’obiettivo generale della tutela degli habitat e delle specie di importanza comunitaria e di interesse naturalistico, si propone di contrastare le minacce gravanti sulle Valli realizzando i  seguenti obiettivi gestionali di dettaglio, organizzati per grandi aree tematiche:

1. Gestione dei deflussi e qualità delle acque:

  1. miglioramento qualitativo delle acque e del sedimento;
  2. contenimento del carico trofico del sistema;
  3. contrasto dei fenomeni di interramento;
  4. potenziamento della funzione di fitodepurazione della zona umida.

2. Conservazione degli habitat:

  1. gestione delle dinamiche successionali della vegetazione;
  2. gestione degli habitat in relazione al miglioramento/mantenimento di condizioni ambientali favorevoli alle specie rare o minacciate, non solo avicole, e alla massimizzazione dalla diversità biologica del sistema.

3. Regolamentazione delle attività antropiche:

  1. contrasto ai disturbi arrecati dalle attività antropiche;
  2. regolamentazione delle attività produttive.

4. Attività di ricerca scientifica e fruizione didattico-ricreativa:

  1. organizzazione delle attività di fruizione scientifica e didattico-ricreativa secondo modalità compatibili con le esigenze di conservazione attiva degli habitat e delle specie;
  2. definizione di campagne di indagine mirate alla caratterizzazione di componenti specifiche del sistema finalizzate alla redazione di progetti esecutivi e protocolli operativi;
  3. promozione di attività sinergiche e di interscambio con altre aree protette e siti della rete Natura 2000.

 
Ciascun obiettivo di dettaglio viene perseguito mediante una o più azioni sinergiche; per ciascuna azione, descritta nel dettaglio, vengono indicati i costi di massima, le possibili fonti di finanziamento, i soggetti attuatori e viene indicata la priorità di attuazione.
 
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